venerdì 11 novembre 2011

Tagli equi o a zig-zag?


“Siamo tutti sulla stessa barca”. “Quando c’è guerra, c’è guerra”. Espressioni spesso usate come alibi per coprire scelte indifendibili.
Essendo uomini di mondo e avendo fatto, come soleva ripetere il grande Totò, diversi anni di “militare a Cuneo”, sappiamo fin troppo bene che in barca come in guerra (e durante i terremoti) ci sono situazioni e comportamenti ben diversi.
C’è chi durante la guerra è ben protetto in postazioni riparate, e chi è esposto, oltre che al fuoco del nemico, anche (e soprattutto) a quello “amico”. E poi sulla stessa imbarcazione c’è chi, al freddo, vento e pioggia, è impegnato al duro lavoro del controllo del natante e chi è comodamente al caldo sottocoperta.
Per non dire del terremoto (e della tempesta), con i suoi lutti, le devastazioni di cose e le distruzioni di vite; anche in questa occasione capita, come suol dirsi, che ci sia “chi si spoglia e chi si vesta”.
E così anche nella sanità, nell’emergenza, pare difficile trovare una linea uniforme ed equa di distribuzione delle “sofferenze”.
A guardare certi dati e a osservare delle semplici tabelle (per elaborare le quali non è necessaria la laurea in statistica) è forte il senso di irritazione per le scelte compiute.
Salvo il puntiglioso lavoro di alcuni (tra i quali va citato il consigliere regionale Lospinuso, le cui minuziose osservazioni risultano tuttora orfane di convincenti risposte), le parole vuote e inconsistenti si sono sprecate. A fronte di battaglie di campanile, di lobbismo etnico-territoriale, trasversale e pervasivo, non si è rilevata un’analisi complessiva sugli effetti dei tagli su scala provinciale e nel confronto tra le diverse asl.
Se è vero che lo standard di posti-letto è stato fissato a livello regionale a 3,50 per mille abitanti, come mai per la provincia di Taranto esso si attesta parecchio al di sotto, ad appena 2,87, facendo in tal modo mancare all’appello quasi 400 posti-letto, ossia ben il 25%?
Situazione ancor più grave per i posti letto in strutture pubbliche: la dotazione per la provincia di Taranto è in assoluto la più deficitaria rispetto agli altri territori pugliesi (1,80 per mille, avendo subìto un taglio superiore al 20%, percentualmente doppio rispetto alla media regionale).
Alla insufficiente disponibilità di posti letto consegue in modo automatico la inadeguatezza delle dotazioni organiche; da ciò deriva, a cascata, una grave deprivazione delle risorse finanziarie disponibili.
Certo la distribuzione territoriale di posti letto, personale e risorse finanziarie non è un parametro rigido da applicare in modo astrattamente teorico; va da sé, ad esempio, che il capoluogo regionale debba essere il punto di riferimento massimo dell’eccellenza e della presenza di cliniche universitarie (elemento valido anche per Foggia). Ma le discrepanze, le differenze tra province e territori rimangono enormi e intollerabilmente eccessive.
Una conferma evidente è data dalla spesa pro-capite per abitante, disaggregata per province e asl di riferimento. In queste condizioni come si assicurano, per tutti e dappertutto, livelli essenziali (ossia decenti) di assistenza?

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