Uno dei (tanti) apprezzabili risultati del
Servizio Sanitario Nazionale (istituito nel 1978 con la legge 833) è
l’abbattimento della mortalità materna in Italia. Come si vede dalla tabella 1, in trenta anni l’Italia è
riuscita ad abbattere di oltre il 71 % il rapporto tra morti materne durante la
gravidanza (o poco dopo) e totale dei nati vivi.
L’Italia risulta così al primo posto al
mondo per la tutela della salute materna, con risultati addirittura migliori di
Svezia, Germania e Giappone. Paesi come Gran Bretagna e Francia evidenziano
dati meno lusinghieri, sia in termini assoluti che rispetto agli andamenti
complessivi del trentennio in esame. In regressione gli USA.
In Italia risulta notevole il ricorso ai
parti cesarei (38,4 %); nelle strutture pubbliche costituiscono il 34,3 %,
mentre raggiungono punte elevate nelle strutture private accreditate (61,4 %)
ed elevatissime (75,3 %) presso le strutture non accreditate.
Intanto una domanda sorge spontanea in noi,
non “addetti ai lavori”. Da cosa deriva l’espressione “taglio cesareo”?
Differentemente da quanto si possa
ritenere, il taglio cesareo (T.C.) non ha a che fare con Cesare, anche se è
stato giuridicamente introdotto da una legge romana nel 715 a .C. Il nome deriva dal
latino “caedere”, ossia tagliare, per incidere l’addome della donna ed estrarne
il feto.
Tornando all’oggi, nella seduta del 16
dicembre 2010 in
sede di Conferenza Unificata lo Stato, le Regioni e le autonomie locali hanno
stipulato un accordo con il quale si prevede tra l’altro la
“razionalizzazione/riduzione progressiva dei punti nascita” con la
disattivazione dei punti nascita al di sotto dei 500 parti/anno.
Quali effetti avrà il suddetto accordo in
Puglia e, in particolare, in provincia di Taranto?
La tabella 2 offre un quadro riepilogativo
del totale dei parti, dei cesarei e del peso percentuale di questi ultimi nelle
strutture presenti nel nostro territorio.
Come si rileva, Manduria e “S. Camillo”
sono decisamente lontani dalla soglia dei 500 parti/anno, al di sotto della
quale (ma di poco) si colloca anche Martina.
Con 916 nascite la “Bernardini ” si
approssima alla soglia dei 1.000 parti/anno. Decisamente ben al di sopra delle
“soglia 500”
si collocano Castellaneta (638) e Grottaglie (625). Su tutti svetta comunque il
SS. Annunziata, con 1.596 parti in un anno.
Sorprese arrivano dall’analisi dei dati
relativi all’incidenza dei cesarei. Calcolando l’“indice di virtuosità” delle
strutture di ostetricia/ginecologia in modo inversamente proporzionale all’incidenza
dei tagli cesarei sul totale dei parti, al primo posto in assoluto troviamo
Castellaneta (con il 41 %), seguita a distanza significativa da Grottaglie
(circa il 54 %); al terzo posto il SS. Annunziata (57 %). Oltre la soglia del
60 % rileviamo Manduria (63,2 %) e la “Bernardini ” (più del 64 %). Al penultimo posto troviamo
Martina, il cui 68,4 % risulta doppio rispetto alla media nazionale delle
strutture pubbliche (attestata sul 34 %) e quindi la “S. Camillo ”, nella
quale i cesarei hanno costituito più dell’83 % del totale dei parti (notevolmente
al di sopra della stessa media nazionale - 64 % - delle strutture private
accreditate).
Sui punti nascita in Puglia la Commissione
sanità del Consiglio regionale ha avviato la discussione a cui seguiranno le
decisioni da parte della Giunta.
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