lunedì 28 marzo 2011

Che sciagura il commissariamento: una manna

Prima dell’elezione diretta dei sindaci, in un comune del tarantino ai confini con il materano, quando la conflittualità tra i vari ras politici diventava esplosiva e non più governabile, si chiedeva a un distinto professionista, consigliere comunale e persona discreta e perbene, di fare il Sindaco a tempo; giusto il tempo di sedare gli animi, placare i facinorosi e, soprattutto, ritrovare un nuovo equilibrio tra le ambizioni e gli appetiti dei troppi concorrenti.
Il distinto professionista si accomodava sulla scranno di primo cittadino fino a quando il nuovo arcobaleno politico gli annunciava la ritrovata concordia (ovviamente a tempo). Quindi, serenamente, senza far storie e creare problemi, rientrava alla sua ordinaria tranquillità.
In diversi altri comuni, poi, quando la situazione finanziaria diventa insostenibile e ai limiti del collasso, tale da rendere ineludibile l’adozione di misure draconiane e l’elevazione di imposte e tributi, ci si concede un ‘periodo sabbatico’, chiamando in servizio il commissario prefettizio.
Costui (o costei), non dovendo rispondere politicamente all’elettorato, né dovendo ingraziarsi categorie e corporazioni locali, impenna la pressione tributaria, adotta drastiche misure, rimette in ordine i conti e riconsegna il ‘giocattolo’ riparato alle ordinarie scorrerie politiche.
E veniamo alla sanità in Puglia, che non può dirsi certamente in salute: riparato un buco, ne vien fuori un altro.
Orbene, in una situazione in cui vi è dissociazione tra chi deve provvedere alle entrate e chi determina la spesa, non vi è sintonia tra disponibilità di bilancio, tagli ai finanziamenti, rivendicazioni ed esigenze del territorio; in un contesto in cui i bisogni, le promesse, e, soprattutto, la torrenzialità delle parole e il fluire inarrestabile dei vaniloqui stridono in modo inconciliabile con l’asciuttezza delle cifre, gli obblighi del bilancio e le risorse messe a disposizione dal Governo diventa sempre meno irrazionale l’ipotesi che si materializzi l’invio dell’”inviato speciale”, con “poteri speciali” (specialmente quello di fare ciò che nessun rappresentante politico potrebbe mai permettersi): adozione ‘per tabulas’ delle “misure impopolari”.
Un soggetto privo di legittimazione (e rappresentanza) politica mandato (o venuto, dipende dai punti di vista) per fare ciò che nessun rappresentante politico potrebbe mai fare (a meno di una impossibile sospensione decennale di ogni appuntamento elettorale).
Certo, l’ipotesi (per alcuni scandalosa, assurda, inaccettabile, per altri o, per qualcuno dei primi, augurata senza dirlo in giro) sarebbe uno schiaffo d’immagine; ma, come diceva un famoso cuoco francese, non tutti i mali vengono per … cuocere: una siffatta ipotesi avrebbe il non eguagliabile vantaggio di far gridare a squarciagola tutti insieme (anche quelli che ora sono irrimediabilmente divisi), contro qualcun altro: l’autore dell’invio dell’inviato speciale.
In fondo la storia (come anche la cronaca) lo conferma: non c’è miglior alleato per le vicende interne del nemico esterno.

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