martedì 19 aprile 2011

A proposito delle miracolose ricette anagrafiche

Dove sono collocabili i paletti tra i legittimi poteri di indirizzo degli organi politici e le indecenti intromissioni nella gestione e nelle nomine, ad. es. nella sanità?
Questo il dilemma intorno a cui ruotano dichiarazioni, attenzioni e manomissioni della politica (della famelicità di certa politica) fatta uscire ipocritamente dalla porta per essere reintrodotta surrettiziamente attraverso le numerosisissime finestre spalancate.
E poi, è mai possibile che non si tragga alcun insegnamento dalle vicende passate? E che anche dolorose vicende di privazione della libertà personale siano spregiudicatamente rimosse in nome di un percorso non mutabile di appropriazione e spoliazione di risorse pubbliche?
Negli anni successivi al 2000 la sanità in provincia di Taranto (ma non solo) è stata investita da una valanga di inchieste (penali e contabili), arresti, sequestri di beni, condanne, ecc. che hanno determinato addirittura la rimozione di un consigliere regionale.
Altri arresti non sono stati eseguiti perché diretti nei confronti di parlamentari protetti dalle guarentigie poste a tutela della massima funzione rappresentativa: in questo caso si è infatti provvidenzialmente aperto l’ombrello dell’immunità.
Ora le più recenti cronache giudiziarie ripropongono il canovaccio della sanità come esercizio di una signoria che, al di là della legittima discrezionalità, deborderebbe in invereconda bulimia di potere, affari e soldi.
Saranno ovviamente i successivi sviluppi a confermare o demolire la fondatezza delle accuse degli inquirenti. Resta in ogni caso il fatto che non si percepisce un interrogativo che nel senso comune parrebbe elementare: verso quali interessi è protesa la politica della salute?
Se la raccomandazione in un incarico pubblico è disdicevole, la sponsorizzazione di un primariato medico è delittuosa e criminale, perché ha ad oggetto la cura della salute e la tutela della vita delle persone.
Intanto vengono periodicamente proposte ricette anagrafiche e di turn-over: ringiovanimento e sostituzione dei manager delle Asl. Senza voler difendere l’esistente, pare lecito un interrogativo: per far cosa? Con quali metodi e per quali fini?
Non occorrerebbe porre mano, senza ipocrisia, ma senza complici sottintesi, a delimitare un confine (condiviso dagli attori politici) tra discrezionalità e arbitrio, tra legittimo indirizzo e invereconda intromissione?
Diversamente, senza assolutamente inficiare la rispettabilità di nomi e persone, si potrebbe produrre il paradossale risultato di perpetuare un meccanismo volto nei fatti alla trasformazione di burattini (il cui movimento del corpo è manovrato dal basso dalle mani del burattinaio) in pupi e marionette (manovrati dall’alto dal puparo attraverso il movimento di fili collegati ai rispettivi arti).
In assenza di regole chiare, responsabilità verificabili, sanzioni certe, il ricambio senza regole, privo di responsabilità e slegato da sanzioni rischia di dar spazio unicamente alla famelica voracità di soggetti privi persino della paziente frequentazione della scuola dei vecchi partiti, intesa come arte di governo e affinamento di pulsioni e impazienze.

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